La deroga per le startup, un altro passo verso il diritto a innovare

Per agevolarne il mercato e così sostenere il diritto a innovare, il Ministro per l’Innovazione Paola Pisano ha pensato a una deroga per le startup. La proposta, già anticipata a ottobre durante l’EY Capri Digital Summit, sta prendendo forma attraverso un emendamento alla legge di bilancio 2020, presentato dal governo e da alcune personalità della maggioranza.

Una deroga alle regole limitata nel tempo

L’idea è quella di dare alle aziende attive nel campo dell’innovazione la possibilità di usufruire di un esonero rispetto alle leggi vigenti. Così, le startup che vogliono testare sul campo un progetto prima del lancio potranno farlo anche se alcune norme amministrative ne potrebbero impedire lo sviluppo. Qualcosa di simile esiste già nel settore fintech, la finanza innovativa. Si chiama sandbox ed è il “recinto di sabbia” all’interno del quale una startup può mettere alla prova i propri progetti anche se non ha ancora superato gli accertamenti delle autorità finanziarie.

Si tratterebbe naturalmente di un’agevolazione momentanea, pensata per superare gli ostacoli di una burocrazia non sempre al passo con i tempi che rischia di bloccare i progetti ancora sul nascere. Ma in che modo si potrà richiedere la deroga per le startup?

Le aziende con un progetto innovativo che hanno bisogno di sperimentarlo sul campo, ad esempio per verificare che ci sia effettivamente un mercato su cui investire, potranno mandarlo in visione al dipartimento dell’Innovazione. Qui, gli esperti lo analizzeranno, valuteranno il suo impatto sulla società, la sua carica innovativa e la coerenza con le linee guida nazionali di sviluppo tecnologico. Se passerà l’esame, la società avrà il via libera alla sperimentazione sul territorio, naturalmente sotto stretto controllo delle autorità competenti.

I requisiti

  1. Per poter usufruire della deroga per le startup è necessario soddisfare alcuni requisiti. Primo fra tutti essere una startup innovativa. La società quindi deve essere attiva al massimo da cinque anni, orientata allo sviluppo tecnologico, non quotata e con un fatturato dichiarato che sia inferiore ai 5 milioni di euro. Altri elementi sono da tenere in considerazione: l’aver depositato un brevetto, investire il 15% degli utili in ricerca e sviluppo, impiegare personale specializzato come ricercatori, dottorandi o laureati magistrali.
  2. La startup dovrà anche dimostrare la validità della sua innovazione, documentando gli effetti positivi sulla società. A quel punto, se la norma che vige in quel campo è obsoleta oppure non esiste, si provvederà ad aggiornarla o a crearne una ex novo.
  3. Infine, è vero che con la deroga per le startup il dipartimento dell’Innovazione può mettere in stand by le leggi che sono d’ostacolo alle società ma questo non vale per tutte le norme. Alcune, di particolare importanza e delicatezza, come quelle relative all’ambiente e alla salute per esempio, non potranno essere toccate.

Le tempistiche

Il dipartimento dell’Innovazione avrà trenta giorni per confermare o rifiutare la deroga, segnalando quali norme possono essere disattese. La pratica passa poi alla Presidenza del Consiglio o al ministro delegato, che hanno quarantacinque giorni per delimitare il perimetro di esonero dei test.

Alla fine della sperimentazione, la startup dovrà compilare un report dettagliato sui risultati ottenuti, accompagnato da proposte per la modifica legislativa. A quel punto, se per la Presidenza del Consiglio la startup è promossa, saranno concessi novanta giorni per modificare le norme sotto osservazione.