Investire nelle startup: incubatori e acceleratori in Italia

L’innovazione è il motore dello sviluppo economico e sociale. Perché possa dare i suoi frutti migliori ha però bisogno di essere coltivata e incentivata. In poche parole: è necessario investire nell’innovazione e di conseguenza investire nelle startup. Solo così è possibile dare vita a un ecosistema maturo e solido, in cui le società che scommettono sul futuro possano inserirsi con sicurezza e successo.

Gli ultimi dati Mise-Unioncamere sulle startup italiane

Secondo l’osservatorio trimestrale del ministero dello Sviluppo economico (Mise) e Unioncamere, al 30 settembre 2019 l’Italia contava 10.610 startup attive. Queste realtà rappresentano il 2,9% di tutte le società di recente costituzione. La Lombardia è la regione che ne ospita di più (26%) e Milano sola supera tutte le altre regioni con ben 1.955 startup, e infatti è anche al primo posto per gli investimenti in startup tech. Tuttavia, è il Trentino-Alto Adige la regione con la maggiore densità di imprese innovative. Per quanto riguarda l’occupazione, queste società danno lavoro a quasi 62mila persone, di cui circa 48mila sono soci di capitale dell’azienda.

Acceleratori e incubatori per investire nelle startup

Contestualmente all’aumento delle startup si è sviluppata anche la presenza di incubatori e acceleratori, ossia organizzazioni che supportano in maniera attiva la creazione e lo sviluppo di imprese innovative. Come? Fornendo laboratori e macchinari, offrendo servizi di consulenza e formazione, provvedendo un adeguato supporto tecnico. Il team di ricerca Social Innovation Monitor (Sim), coordinato da Poalo Landoni, professore di imprenditorialità e innovazione del Politecnico di Torino, da due anni realizza un report che monitora e mappa la nascita di acceleratori e incubatori in Italia.

Gli ultimi dati

Per anni, in Italia il ruolo di incubatori è stato svolto da università o centri di ricerca pubblici. Nell’ultima decade, però, sono diventati sempre più presenti in questo campo i soggetti privati. Secondo il report Sim, oggi questi rappresentano la maggioranza, con il 64,2% degli incubatori mappati nel 2017. Più della metà di queste organizzazioni, che nel 2017 erano 170, è stata costituita a partire dal 2012. Il fenomeno dell’incubazione in Italia risulta così in crescita e recente. Se i numeri testimoniano da una parte una certa maturità e vivacità del sistema, ci sono anche elementi di fragilità, come una forte disparità fra Nord e Sud e una maggioranza di realtà in perdita nel 2018. La competizione rimane grande, come la difficoltà di creare qualcosa di nuovo e all’avanguardia.

Non solo incubatori e acceleratori possono investire nelle startup e aiutarle nella loro crescita e nello sviluppo. Le imprese innovative hanno anche bisogno di partner industriali e finanziari. Segue questo modello Enel, che si propone come partner industriale e ha sviluppato dieci Innovation Hub nel mondo per lo sviluppo di società innovative legate al proprio business.