L’Italia è l’undicesima nazione in Europa per numero di startup che sono riuscite a diventare aziende solide e per investimenti utili per la loro crescita. È quanto è emerso qualche giorno fa dall’incontro Startup Day di Roma, al quale hanno partecipato i maggiori protagonisti italiani del settore delle imprese innovative, per fare il punto della situazione in vista delle imminenti elezioni politiche.
Ultima tra le grandi nazioni europee, ma indietro anche rispetto a mercati più piccoli, come Svizzera e Irlanda. L’Italia non investe abbastanza nelle startup e scivola così in fondo alla classifica europea per numero di scaleup, ovvero quelle imprese innovative che sono riuscite a raccogliere da uno a 100 milioni di investimenti. In Europa ce ne sono circa 4.200: 1.412 sono le britanniche, 442 le tedesche, 513 le francesi, 207 le spagnole. In Italia le startup con queste caratteristiche sono soltanto 135, un numero dieci volte inferiore rispetto al Regno Unito e tre volte minore rispetto a Germania e Francia.
Eppure, i dati del 2016 facevano ben sperare: le startup diventate scaleup erano aumentate del 22% rispetto all’anno precedente. Ma nel 2017 la crescita si è arrestata. «Quello che noi chiediamo è che il governo possa rivedere gli incentivi – spiega Giancarlo Rocchietti, Presidente del Club degli Investitori in occasione di Startup Day – In Inghilterra valgono il doppio rispetto all’Italia. Chiediamo inoltre che la Cassa depositi e prestiti e il Fondo di investimenti possano fare un fondo per pareggiare gli investimenti privati». Secondo molti, infatti, anche l’Italia dovrebbe contribuire a investire istituzionalmente, per ridare ossigeno a quelle startup che dopo la prima fase di lancio possono ritrovarsi oppresse dalla loro stessa crescita e collassare.
I dati emersi portano a riflettere sul tema innovazione in Italia e accendono speranze in una ricrescita del settore, che dovrà essere uno degli obiettivi centrali del nuovo governo.